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Cinque regole d’agenzia in tempo di ferie. Summer Edition.

Da tempi immemori, per natura o necessità, l’essere umano ha bisogno di credere in qualcosa o qualcuno di “più alto”, un’entità superiore a cui affidarsi, anche in momenti di scarsa fiducia.

Per alcune persone, si tratta di una divinità.

I meno religiosi invece, nella propria personale vetta dell’Olimpo ci mettono altre entità, come Sergio Mattarella, Lady Gaga, i panda su Instagram e ovviamente… I bonifici in entrata.

E poi c’è Forbes che delle personalità illustri e illuminate del mondo ne è diventato il sommo esperto.

Ma classifiche a parte, oltre ogni fazione politica, ceto sociale, orientamento sessuale, scuola di pensiero, vicinanza o meno ai lanzichenecchi di Elkann, esistono personaggi unici nel loro genere, che riescono ad alimentare un puro, condivisibile, acclamato consenso*.

Le bimbe di Angela.

No, non è la Merkel. Ma il nostro Piero nazionale.

L’uomo che ha fatto della scienza una religione popolare, portatore sano di cultura per le masse, Piero Angela è uno di quei pochi esseri umani la cui senilità non ha provocato uscite infelici o tristemente impopolari.

Ci ha lasciati l’anno scorso senza però lasciarci soli, passando il testimone al figlio Alberto (altrettanto capace, elegante e involontaria icona sexy della tv) e con un ultimo libro dal titolo “Dieci cose che ho imparato”.

E dal testamento del nostro Piero, mescolato a Le regole di Internazionale, che nasce l’idea di questo articolo.

Regola 1: Non si rivolge la parola a nessuno prima di aver preso un caffè.

Che sia lunedì o venerdì, che si sciolga l’asfalto per la calura o che la solita bomba d’acqua ci piova dal cielo… Il caffè è l’unico vero kickoff e non importa se prodotto dalla vending machine dell’ufficio, dalla moka, dal bar dietro l’angolo.

Poi via libera a brief, call, servizi fotografici out of home oppure in house. Perché sì. in Emporio ADV, oltre a tutto il resto, facciamo anche shooting.

E offriamo il caffè.

Regola 2: Con la stampante le cose sono due: o manca la carta o manca l’inchiostro.

Per sopravvivere all’estate ci vorrà il fisico. Ma per certe presentazioni e ogni genere di fatturazione, ci vuole il documento fisico.

In barba a Google Workspace, Dropbox, Cloud e pdf interattivi.

Ps: i programmatori la stampante non sanno nemmeno dove sia.

Regola 3: Se lasci il tuo pranzo nel frigo comune più di ventiquattr’ore non è più tuo.

Non sono gli occhi lo specchio dell’anima, è il frigorifero.

Così tra latte per schiumare il macchiatone, mozzarelle sottomarca e non, avanzi del pranzo domenicale, yogurt magri, compatti, da bere, interi e con la frutta in pezzi, in quei quattro ripiani si annidano colazioni, pranzi e spuntini, gioie e dolori della vita in agenzia.

Naturalmente sotto forma di schisciette, per i più raffinati bento box.

Regola 4: Casual friday non significa che puoi andare al lavoro in pigiama.

C’è caldo, ci si veste meno. Ma di venerdì ci si veste già pronti per affrontare il weekend. Di qualunque tipo sia.

C’è l’outfit da No Borders Music Festival, stiloso e rilassato, a prova di VIP. C’è l’outfit da Lignano Sabbiadoro, con sandaletti bassi e Autan in borsetta. C’è l’outfit preferito da tutti, quello da ferie in Friuli Venezia Giulia o altrove, con valigia al seguito, carte da gioco e chi s’è visto s’è visto.

Regola 5: Non toccare la spillatrice di qualcun altro se non vuoi cominciare una guerra.

Né farlo con le colleghe.

L’emergenza climatica ha messo un po’ in sordina i tafferugli del MeToo della Pubblicità.

Ma rinfreschiamoci le idee: in agenzia, ufficio, ambiente di lavoro, casa, famiglia, vacanza, sono tollerati sono flirt consensuali da entrambe le parti.

Tutto il resto è materiale per Re:B.

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