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Fact-Checking: a caccia di bufale

Nell’era dei social network ci siamo abituati al motto “Sharing is caring”: condividere significa mettere a disposizione le nostre esperienze e conoscenze, essere solidali, prendersi cura degli altri. Ma c’è un ma. È già successo anche a te di condividere una notizia e poi scoprire che si trattava di una bufala? Le cosiddette leggende metropolitane sono sempre esistite, però con l’affermazione del web (e dei social network in particolare) ci siamo tutti ritrovati in un mondo affetto da infodemia: circondati da un’enorme massa di notizie, stiamo vivendo una vera e propria epidemia di disinformazione che ha trovato ulteriore slancio con l’avvento del Coronavirus. Proviamo a scoprire insieme come affrontare questo contagio informativo.

Cosa sono le fake news?

Le fake news o bufale, sono notizie false, inventate o manipolate che si diffondono ogni giorno in rete. Sono create appositamente per ingannare e per questo motivo assomigliano a notizie credibili. Spesso hanno titoli sensazionalistici, riguardano argomenti di grande attualità, sono pensate per suscitare emozioni forti come l’indignazione, il disgusto e la sorpresa, e spingono alla condivisione del contenuto, qualunque esso sia: un articolo, una foto, un video, un post social.

Gli argomenti delle fake news spaziano dalla politica alla salute, senza dimenticare gossip e fatti di cronaca. Qual è il loro scopo? Se da una parte creare bufale è un passatempo, un modo di divertirsi per qualche buontempone, dall’altra dietro ad alcune fake news si cela un vero e proprio business che cerca di influenzare l’opinione pubblica, creando tensioni, screditando brand e avversari politici, oppure per portare traffico verso un sito e ottenere maggiori introiti pubblicitari (in questo caso di parla di clickbait).

Le fake news sono diventate il virus della disinformazione, ma nonostante questo sono contenuti di grande successo.


Come si diffondono le fake news?

Una volta che le fake news sono state lanciate in rete, a fare da cassa di risonanza ci pensano i social media. Spesso le notizie false sono diffuse per ingenuità: arrivano da amici, quindi la fonte è sicura, poi la comunicazione sui social è veloce, non si legge tutto quello che c’è scritto perché il tempo è sempre poco e, grazie alla tecnologia più innovativa, messaggi, link ed e-mail si possono inoltrare in un attimo. Così notizie false diventano virali e ciò che è virale sembra vero, anche se non lo è.

Viviamo nell’epoca in cui l’informazione è alla portata di tutti, grazie all’ecosistema digitale ognuno di noi è libero di informarsi e dispone di numerosi strumenti per divulgare a propria volta i contenuti che ritiene interessanti. Allo stesso tempo, però, è responsabilità di ciascuno diffondere notizie vere: diffondere bufale è un comportamento irresponsabile e può arrivare ad alimentare situazioni di malcontento e di odio. Non tutti possono avere le capacità e disporre degli strumenti necessari per verificare la veridicità delle notizie, ma ognuno di noi deve provare a fare la sua parte.   


I consigli di Facebook

Per fermare la diffusione di notizie false su Facebook, il social network più seguito al mondo ha stilato una lista di suggerimenti che permette ai suoi utenti di capire a cosa fare attenzione, che sintetizzo qui di seguito:

👉 Titolo: se il contenuto di un titolo sembra esagerato, probabilmente è falso.

👉 URL: va sempre verificato, perché capita spesso che quello di una fonte attendibile venga leggermente cambiato per ingannare gli utenti.

👉 Fonte: meglio assicurarsi che la notizia arrivi da una fonte conosciuta e autorevole.

👉 Formattazione: se l’impaginazione è strana o il testo contiene errori di battitura, meglio chiedersi se la notizia è vera.

👉 Foto: le bufale contengono immagini ritoccate oppure foto prese fuori contesto, quindi conviene utilizzare qualche strumento per verificarne l’autenticità.

👉 Date: la data di pubblicazione può svelare molto di una notizia, perché è un’informazione che può contestualizzare una vicenda prima o dopo un avvenimento specifico. Quindi occhio a non tralasciare questo dettaglio.

👉 Testimonianze: anche le fonti dell’autore devono essere controllate. Non possono essere considerati testi affidabili quelli che non citano fonti o che fanno riferimento a esperti di cui non viene rilevato il nome.

👉 Altre Fonti: è vero che i giornali fanno a gara per avere delle esclusive e lanciare le notizie per primi, ma è meglio verificare se la notizia è riportata da più fonti attendibili, per fugare ogni dubbio.

👉 Uno Scherzo: alcune notizie potrebbero avere semplicemente uno scopo umoristico, quindi meglio controllare se chi l’ha divulgata è famoso per le sue parodie.

👉 Notizie Intenzionalmente False: fare ricorso al proprio senso critico è sempre un buon modo per affrontare le situazioni, quindi meglio non condividere una notizia, se si dubita della sua veridicità.

Per cercare di limitare il contagio delle fake news in tempo di Covid-19, Facebook ha attivato diversi strumenti di fact-checking per limitare la diffusione delle fake news, ha cancellato centinaia di migliaia di notizie false e nelle prossime settimane invierà una notifica alle persone che hanno fatto like, interagito o commentato contenuti di disinformazione dannosi relativi al Covid-19 che il social ha poi rimosso.


Strumenti di fact-checking

Per verificare una notizia possiamo ricorrere ad alcuni strumenti molto utili. Io ne ho selezionati solo alcuni.

La prima operazione da fare, in assoluto la più semplice, è sicuramente utilizzare la barra delle ricerche di Google digitando la notizia che ci interessa + bufala, oppure la notizia che ci interessa + fake news. Già così possiamo capire se la notizia in questione è falsa e se circola in rete da diverso tempo.

Anche alcuni siti possono venirci in aiuto. Mi riferisco ad esempio a Bufale.net, il portale di fact-checking che da anni combatte la disinformazione, le bufale e l’allarmismo che dilagano su Internet, oppure a Butac.it, il blog che cerca di individuare le false informazioni veicolate online, ma anche sui giornali e in televisione, di “sbufalarle” o chiarirle. In alternativa può essere consultato il blog del debugger Paolo Attivissimo, che si presenta come giornalista informatico e cacciatore di bufale.

Per verificare le foto può essere utilizzato lo strumento di Google che ricerca immagini simili oppure un motore di ricerca come TinEye. In entrambi i casi la ricerca si effettua caricando il file o inserendo l’URL di un’immagine online.

Per chi il fact-checking lo vuole fare fino in fondo, è possibile verificare anche l’archivio meteo storico su ilmeteo.it che permette di sapere che tempo faceva il giorno a cui risale la notizia indagata.

Sul fronte sanitario, è possibile consultare ISSalute, il portale ideato nel 2017 dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). In una sezione in continuo aggiornamento sono raccolte “bufale” e falsi miti in tema di salute corredate dalle spiegazioni scientifiche che ne dimostrano l’infondatezza.

In tempo di Covid-19 le fake news sull’emergenza sanitaria si sono rilevate un virus estremamente pericoloso: per questa ragione il Ministero della Salute italiano pubblica sul proprio sito degli utili aggiornamenti per sfatare le più frequenti.

Il fact-checking è sì un’attività che dovrebbe rientrare nelle nostre nuove abitudini e abilità digitali, ma anche affiancarsi al più comune e antico buon senso. Qualche settimana fa, ad esempio, è circolata l’immagine di un affollatissimo lungomare di Siena frequentato da persone incuranti dell’emergenza sanitaria in corso. Peccato che a Siena non ci sia il mare…

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