Come fare gli auguri di Natale in modo originale
B&B pro
C’è un libro da cui trarre ispirazione per ricordarci del lavoro che facciamo o che tu lettore puoi, potrai fare. Se ne hai, avrai voglia. Forse.
Si chiama Un lavoro vero di Alberto Madrigal.
È una graphic novel.
A questo punto molti tra i lettori più conservatori, old school o semplicemente boomer (anche se questo mondo è pieno di boomer che ne sanno davvero tantissimo di libri, che siano questi romanzi tradizionali, a fumetti, cartacei e non. A proposito, ciao papà!) storceranno il naso all’idea di portare nella propria casa un esemplare così anomalo: uno straniero che non ha diritto di chiamarsi tale. Un volume a pagine colorate che sembra non meritare una posizione degna in libreria, se non schiacciato da quel tomo da 3 kili della Taschen, intonso che però fa tanta scena.
Ma andiamo avanti con la storia.
Diciamo così: più o meno come l’interior design non è solo arredamento e l’architettura non è interior design, una graphic novel non è solo un fumetto. È un’opera a fumetti, costruita su più livelli in cui la trama, lo scritto, le parole, si specchiano continuamente nella controparte illustrata.
Un mondo da scoprire, in cui immergersi. Non sempre di facile lettura.
Esattamente come i comuni libri, le graphic novel (tornerà spesso questa parola) hanno scatenato la creatività (altra parola che tornerà spesso) di registi che hanno scelto di trasformarne alcune in film.
Uno dei grandi onori ed oneri della cinematografia, è quello di rendere mainstream praticamente qualsiasi cosa, anche le graphic novel, praticamente ignorate fuori dai confini Franco-Belgi.
Mi sento fortunata e vi lascio la mia personalissima lista di graphic novel che ho amato e che sono poi diventate film.
Mi sento anche un po’ mamma pancina e ve lo devo dire: “Non giudicate”. Non ci sono supereroi, non c’è Gipi e non c’è neanche ZeroCalcare. Ma amen. È la mia lista.
1. Persepolis – Marjane Satrapi
Ecco il caso di una graphic novel diventata un bellissimo film d’animazione, grazie anche al supporto dietro le quinte della sua stessa autrice. Amo amo amo.
2. Coraline – Neil Gailman
Piccola imperdibile eccezione. Coraline non è propriamente una graphic novel, ma un racconto illustrato, scritto da nientepopodimeno che Neil Gailman di The Sandman (di cui Netflix ci regalerà la serie tv!). In ogni caso il film made in casa Burton è, per tecnica e atmosfere, adorabile.
3. Sin City – Frank Miller
Dalla matita di Frank Miller non poteva che uscire, con Frank Miller, Robert Rodriguez e Quentin Tarantino alla regia, un film così cult che ha dato il via ad un nuovo modo di fare cinema, tra fotografia e illustrazione.
4. V per Vendetta – Alan Moore e David Lloyd
Capolavoro letterario ed illustrato, film firmato Wachowski riuscito bene ma non benissimo, soprattutto per la resa di certi momenti che nella graphic novel sono causa di lacrime vere (vedi alla voce monologo) e nel film non altrettanto espressivi.
5. Ghost world – Daniel Clows
Film dall’animo indie, piacevole e dal cast azzeccato. Tratto da una graphic novel dall’aspetto silente. E di godibilissima lettura. Clows sa prendermi bene.
6. Blu è un colore caldo – Jul’ Maroh
Ho pianto su quelle pagine. Mi sono innervosita davanti a quello schermo. Per quanto le attrici siano stupende, è come leggere Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino e cercare un riscontro nel film (serie no comment). Mancano pezzi, manca mordente, è distorto. In effetti anche il titolo La vita di Adele, è proprio un altro.
Ps= piccolo inciso su Gipi. Lo amo. È anche l’ispiratore della graphic novel ispiratrice di quest’articolo. Quindi per la proprietà transitiva, ispiratore di quest’articolo.
Torniamo a noi.
Negli ultimi anni possiamo contare sulla presenza di autori veri, intelligenti e social-oriented come Zero Calcare e Fumetti Brutti aka la dea in anfibi Josephine Yole Signorelli, per trovare graphic novel italiane ed incredibilmente pop un po’ ovunque.
Era ora.
A me è sempre piaciuta la Feltrinelli, tanto da usarla come punto di ritrovo per gli appuntamenti fuori sede con il suddetto boomer, detto anche mio padre.
Negli anni, ho visto le aree dedicate alle graphic novel conquistare scaffali di sempre maggior prestigio, fino ad apparire… Abracadabra, in vetrina!
In vetrina credo ci sia finito anche il lavoro vero di Madrigal.
Non italiano bensì spagnolo, ma ambientato a Berlino.
Un racconto illustrato delicatamente che ripercorre il difficile, appassionante, mestiere del creativo, in particolare quello dell’illustratore.
Un libro da leggere stringendo denti freelance.
Un nodo al fazzoletto per non smettere di focalizzare l’obiettivo.
Lavorare con la creatività è come giocare col Didò: devi far funzionare il tuo prodotto prima che si secchi.
Perché sì la creatività si vende. E se si vende ci si può mangiare!
E come descrive bene Madrigal, il processo prima creativo e che magicamente si trasforma in produttivo è un percorso di formazione che non finisce quasi mai.
La metafora del Didò si sposa molto bene anche col pensiero di Maria Lai. Famosissima una frase usata dall’artista sarda, per definire il suo lavoro: “Giocavo con grande serietà e ad un certo punto questi miei giochi li hanno chiamati arte.”
I creativi sono spesso creature involontarie, che si addentrano nella pancia della balena spinte da una passione che inizia come tempo libero per diventare… Un lavoro vero.
Come quello di Madrigal.
O che ne so, come il mio.
Il mio lavoro? Mia mamma ancora non l’ha ben capito, io ci ho messo un po’ ad afferrare il concetto.
Ho iniziato a lavorare in comunicazione che Instagram non era ancora nato, Facebook pullulava di tag e i poke non erano qualcosa che si mangia.
Sapevo che i pubblicitari godevano di una pessima fama e mi gongolavo di questo. Credevo di essere una rockstar di serie B. Ma pur sempre rockstar.
Quello che ho capito un po’ dopo è che questo non è solo un lavoro, ma un mestiere vero in cui la creatività trova un senso.
Come artigiani del nuovo millennio, plasmiamo idee.
Come designer, creiamo prodotti.
Come Madrigal, disegna.
In ogni caso.
Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario… Lei mi crede pianista in un bordello.