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La Responsabilità Sociale d’Impresa, o Corporate Social Responsibility (CSR) rappresenta ormai un valore essenziale per tutte le aziende. Un tema caldo anche perché profondamente ancorato al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 dell’Onu.
Già prima della pandemia del Covid-19 la Responsabilità Sociale d’Impresa era inclusa tra le priorità delle big corporation e di un numero sempre crescente di PMI. In un momento di crisi come questo la CSR ha assunto ancora più rilevanza ed è proprio per questo motivo che clienti, dipendenti e cittadini si aspettano che le aziende attuino iniziative che contribuiscano concretamente a fronteggiare l’emergenza in corso.
Com’è evoluto quindi l’agire responsabile delle aziende in questo periodo segnato dal Covid-19?
Il Coronavirus ha improvvisamente influenzato tante nostre abitudini ma, cosa ancora più importante, ci ha portato ad aprire gli occhi su quelle scorrette: l’impatto “morale” della pandemia non è un aspetto da sottovalutare. Lo conferma un sondaggio pubblicato lo scorso settembre dal World Economic Forum, secondo il quale, a livello globale, 9 cittadini su 10 auspicano di vivere in un mondo più sostenibile ed equo nel post-Covid, e il 72% dei cittadini si aspetta una trasformazione nel proprio stile di vita e non un ritorno al passato. Non si torna indietro, quindi, ma si comincia un nuovo modo di vivere.
Va da sé che crescano le aspettative nei confronti delle imprese: anche a livello aziendale è necessario contribuire un effettivo e concreto aiuto alla società.
Tra impresa e società esiste un legame inscindibile e le azioni dell’una influiscono necessariamente sull’altra.
Senza responsabilità, senza etica e creazione di valore condiviso, non si può più fare business.
La CSR non può essere concepita per essere rivolta solamente ai consumatori e ai clienti esterni: una strategia vincente di responsabilità sociale deve necessariamente iniziare a casa propria.
Le aziende dovrebbero per prima cosa concentrarsi sui loro collaboratori, garantendo sostegno e soprattutto sicurezza.
In un momento incerto e difficile come questo, il luogo di lavoro non può e non deve rappresentare un’ulteriore fonte di ansia e stress, né per il lavoratore né per la sua famiglia.
Questa necessità per tante imprese si è tradotta nell’adozione di soluzioni lavorative più flessibili (lavoro da remoto, possibilità di seguire corsi o attività di formazione da casa) e nell’implementazione di piani di welfare che garantiscano maggiori tutele non solo sul piano della salute fisica e mentale del lavoratore, dei familiari.
Segnali importanti di vicinanza per compensare i dipendenti non solo per i risultati, ma anche per il contributo all’azienda sul fronte della resilienza.
Una buona strategia di Corporate Social Responsibility, specialmente nei momenti di crisi, deve essere percepita come concreta, rilevante e soprattutto coerente con la value proposition aziendale.
Qualunque azione o iniziativa un’azienda intraprenda è necessario che sia strettamente legata al suo core business per due fondamentali motivi: il vantaggio che deriva dall’operare nel proprio settore è sicuramente maggiore sia in termini di risultati che di tempistiche e, in secondo luogo, l’immagine percepita è quella di un’azienda affidabile, impegnata e portatrice di valori capaci di dare una risposta efficace in momenti di crisi.
Esempi calzanti sono quello della Ferrari che ha deciso di dedicare la propria linea di produzione per la fabbricazione di valvole per i respiratori o la scelta di Armani di riconvertire tutti gli stabilimenti produttivi italiani nella produzione di camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari impegnati a fronteggiare il Coronavirus.
Competenze acquisite nel tempo e riconosciute hanno dato valore e credibilità alle iniziative intraprese.
Anche aziende operanti nei settori dei liquori e distillati, come Bacardi e Campari Group, hanno trasformato la loro produzione in gel igienizzanti a base alcolica, mentre Airbnb ha offerto gratuitamente soggiorni fino a due mesi di permanenza a medici e infermieri quotidianamente impegnati nella lotta all’emergenza.
In poche parole, i brand non devono decidere di agire solo perché altri lo fanno: il rischio che ne deriva non è solamente quello di compiere azioni incoerenti e inutilmente dispendiose, ma è anche di essere percepiti negativamente dall’opinione pubblica, che identificherebbe gli sforzi aziendali come falsi e pretenziosi.
A questo punto, sorge spontanea la domanda: “È importante comunicare le iniziative di CSR ai tempi del Covid?”. La risposta è sì, anche se nel modo giusto.
Comunicare la corporate responsibility è sicuramente un’azione complessa, che richiede sensibilità, tatto e sobrietà.
Questo perché è molto semplice che un piccolo errore di comunicazione possa scatenare fraintendimenti e percezioni negative, che rischiano di vanificare impegno e sforzi.
È importante chiedersi prima di tutto se c’è qualcosa da comunicare: la rilevanza e la forza dell’azione stessa giustificherà tutta la comunicazione, aumentandone la potenza e facendola arrivare alle persone in maniera positiva e genuina.
Una best practice è rappresentata dallo spazio online sul sito corporate BASF che viene aggiornato costantemente.
L’azienda, una delle più grandi compagnie chimiche al mondo, ha creato sul sito una sezione dedicata alla gestione del Covid-1 – BASF Italia e la gestione del Coronavirus – che affronta il tema sotto diversi punti di vista.
Inoltre, è necessario che la comunicazione esterna sia supportata coerentemente da una comunicazione interna rivolta ai dipendenti (comunicazione BtoE) che sia tempestiva, regolare, chiara ed efficace. Che si tratti di intranet, mail, newsletter, blog, SMS, o social media è importante individuare i canali di comunicazione attraverso cui rassicurare i dipendenti, definire i protocolli di sicurezza, e fornire aggiornamenti.
Un sondaggio Ipsos sul tema dell’economia circolare effettuato in piena pandemia Coronavirus rivela che «un’azienda su quattro investe in modo convinto in sostenibilità già da tempo; altre lo fanno in modo limitato e non strutturato e alcune hanno affrontato il tema solo di recente, ma in futuro per il 56% delle aziende l’enfasi crescerà, come pure gli investimenti in comunicazione».
Questi dati ci confermano quanto sia forte l’interesse per queste tematiche nonostante l’emergenza sanitaria in corso che ha determinato grandi difficoltà economiche, oltre al blocco e al rallentamento delle attività produttive.
Data la grande attenzione delle aziende italiane verso i temi della sostenibilità, attenzione che in questo periodo di pandemia è diventata sempre più caratterizzante, Il Sole 24 Ore e la società di analisi Statista hanno deciso di lanciare il concorso “Leader della sostenibilità 2021”.
Il bando di concorso, aperto fino al 31 dicembre 2020, chiama all’appello tutte le imprese che “si ritengono più sostenibili sotto il profilo ambientale, sociale ed economico e che intendono concorrere per essere inserite in un elenco di eccellenze green ed etiche” (Il Sole 24 Ore).