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La vera storia di Airbnb: da startup a multinazionale, vendendo cereali

Airbnb non è sempre stato l’impero di home sharing che oggi conosciamo e, un tempo, per raccogliere fondi ha venduto anche scatole di cereali.
È una storia curiosa, che si intreccia con una geniale campagna di PR non convenzionale che ha come protagonisti i volti dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti Obama e McCain.

Ma come sono arrivati a connettere politica, cereali per la colazione e un business online?
Scoprite assieme a noi le vicende di questo colosso internazionale, che è partito da una semplice intuizione.

Cos’è Airbnb?

Riconoscimento editoriale:Daniel Krason / Shutterstock.com

È il sito più famoso, usato generalmente da privati, che mette in collegamento domanda e offerta di alloggi e camere per brevi periodi: talmente noto da rendere quasi superflua una sua definizione.
Quello che però forse non sapete è cosa vuol dire Airbnb: il termine sta per Air Bed and Breakfast, primo nome dell’azienda, che fa riferimento ai materassi gonfiabili (“Airbed”) da cui è nata l’idea.


Com’è nato Airbnb?

Chi ha inventato Airbnb sono due giovani designer ventisettenni, Brian Chesky e Joe Gebbia, coinquilini a San Francisco che nel 2007 avevano difficoltà a pagare l’affitto. Durante il meeting dell’Industrial Designer Society of America, che si svolgeva proprio nella loro città, gli hotel registravano il tutto esaurito: da qui la brillante idea, perché non affittare una parte del proprio appartamento a chi stava cercando un alloggio senza successo?

I fondatori della piattaforma non hanno un letto extra, però nell’armadio hanno un materasso gonfiabile, così decidono di chiamare il servizio “Air Bed & Breakfast”.

 

Attrezzati in questo modo e creata una semplice pagina web in WordPress airbedandbreakfast.com, mettono a disposizione il pernottamento con prima colazione. Inserito il link nei siti di alcuni blogger locali, subito arriva il riscontro positivo: la prenotazione dei primi tre clienti, una donna di Boston, un padre dallo Utah e un uomo dall’India.

La scintilla si è accesa: è un business che può funzionare!
Chesky e Gebbia decidono di mettere in rete altre persone interessate ad affittare i propri spazi e ingaggiano Nathan Blecharczyk, giovane programmatore laureato ad Harvard, incaricato di sviluppare una piattaforma che possa accogliere l’idea.
L’intuizione c’era, il sito anche, ma mancava ancora la liquidità per sostenere finanziariamente il progetto.


La prima svolta: una campagna di PR su Obama

Air Bed & Breakfast non convince alcun investitore, ma nel 2008 si presenta la perfetta occasione per lanciare il business: a Denver è in programma la Democratic National Convention, dove sono attesi il candidato alla presidenza degli Stati Uniti Barack Obama e 80.000 persone. Gli hotel sono insufficienti a soddisfare la richiesta di pernottamenti e il nuovo sito di Air Bed & Breakfast, online due settimane prima della conferenza e spinto dall’eco mediatico che il nuovo modello di business aveva suscitato, riceve tantissime prenotazioni. Ma finita la convention, il boom si esaurisce e il servizio ricade nel dimenticatoio.

Per far parlare di sé, i giovani startupper decidono allora di mettere insieme la febbre da elezioni e le proprie capacità di designer, inventandosi una campagna di unconventional PR.

 

Comprano una montagna di cereali (scelta connessa con il business aziendale che prevede la colazione offerta) e li inseriscono in confezioni da loro progettate e personalizzate con le caricature di Obama e dell’avversario McCain: i cereali “Obama’s O’s” e “Cap’n McCain” vengono spediti fisicamente alla stampa, con il risultato sperato, il nome di Air Bed & Breakfast si diffonde!

I cereali, acquistabili anche online sul sito a 40 $ a scatola, vanno a ruba e vengono raccolti più di 30.000 $, portando una boccata d’aria nelle casse della startup.


La seconda svolta: gli investitori e il cambio di naming

Dal 2009 finalmente la startup comincia ad attrarre investitori che iniettano liquidità, fra cui l’attore Ashton Kutcher, e integra nella piattaforma commissioni sulle prenotazioni, da cui l’azienda inizia a ricavare introiti.

A marzo 2009 un altro passo significativo nel percorso: il nome viene semplificata da Air Bed & Breakfast a Airbnb, allontanandosi così dall’associazione con i materassi gonfiabili.

 

Airbnb Logo Bélo

 

Che apprezziate la scelta oppure no, il rebranding nasce sempre da una necessità strategica e il nuovo nome del sito è diventato quasi sinonimo di un tipo di servizio.


Il boom di Airbnb

L’impegno dei fondatori nel migliorare la qualità delle foto pubblicate sul sito, per valorizzare al massimo il potenziale degli alloggi offerti, e nel suggerire agli “host” prezzi vantaggiosi, per avviare il business, fa decollare la piattaforma.
Airbnb deve la sua diffusione capillare anche alle persone che hanno usufruito con soddisfazione del servizio e che, una volta rientrati, si sono chieste “perché non replicare il modello a casa mia e guadagnare un extra?”.

Da Berlino a New York, da Barcellona a Hong Kong, Airbnb diventa globale, fino a raggiungere, nel 2011, 89 Paesi del mondo e un milione di notti prenotate.


Airbnb ha subito varie evoluzioni nella sua brand identity, ma la svolta che viene ricordata e che non può mancare fra le tappe salienti dell’azienda è quella del 2014, quando la società presenta il nuovo logo, il Bèlo (da belonging, senso di appartenenza): criticato sui social per una somiglianza con un altro logo e per una connotazione sessuale, il Bèlo in realtà rappresenta graficamente l’unione fra i 3 ingredienti del servizio + l’iniziale del brand.

People + Places + Love + Airbnb


Gli insuccessi

Si sa, non esiste una storia senza fallimenti o inciampi. Anzi, questi spesso si trasformano in insegnamenti utili per il futuro.

Così è stato anche per Airbnb, che ha iniziato come voce inascoltata nel panorama delle iniziative imprenditoriali: prima di incamerare i primi soldi e l’interesse degli investitori, l’idea ha girato a vuoto. Un esempio? Nel 2008 Air Bed & Breakfast viene lanciato in occasione del festival SXSW di Austin, con un flop: la stessa conferenza dove, qualche anno dopo, otterrà un riconoscimento al South By Southwest Interactive Awards for Mobile.

Tra danni d’immagine legati alla maleducazione degli ospiti, i giudizi sul logo, le proteste degli albergatori e la messa al bando del servizio in alcune città, Airbnb nel suo percorso non è stato immune da critiche e difficoltà.

Nonostante le parentesi negative, non si può negare che i fondatori abbiano innovato il settore dell’ospitalità.

 

E hanno fatto tutto questo in un modo molto semplice: mettendo in rete qualcosa che già c’era.

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